Willemsen Carl Arnold – Castel del Monte – Il monumento più perfetto dell’imperatore Federico II
Dietro la stretta pianura sulla costa adriatica fra Barletta e Bari salgono in direzione delle catene montuose della Basilicata, simili ad un dolce mare morto, le catene collinose delle Murge, e su uno dei loro rilievi più alti riposa come su un podio la corona di pietra della Puglia: Castel del Monte.
Fra le cose singolari di questo castello si annovera subito l’indimenticabile momento che ognuno vive all’atto dell’arrivo. Anche se questa sensazione viene provata più volte, essa si accresce e ci colpisce sempre di più. Per lungo tempo il castello resta nascosto allo sguardo di chi gli si avvicina, finché, dopo sempre nuovi dossi, improvvisamente esso appare in lontananza per la prima volta, simile ad una fata Morgana; ma altrettanto repentinamente esso si sottrae di nuovo allo sguardo, quando la strada scende per un nuovo abbassamento del terreno. Più volte si ripete questo suo breve apparire e repentino scomparire, fino a quando, infine, nessun gioco a rimpiattino è più possibile e lo sguardo può librarsi sulla collina piramidale, che appare sempre meno verde e lussureggiante, e sul castello che la sovrasta in splendida solitudine ad illustrare con le sue pietre le parole del guardiano della torre Linceo: « Son nato a vedere, son posto a guardare ».
Da una certa distanza il monumento appare ancora come un gigantesco monolito piombato giù in questo posto, inseparabilmente ancorato per sempre a questo sito. Ma, quanto più gli si avvicina, tanto più chiaramente si delinea la sua forma architettonica: un ottagono gigantesco, da cui sporgono ad ogni angolo altrettante torri ottagonali.
Chi ha ancora sufficiente fantasia da immaginarsi la massa di mura squadrate in maniera perfetta, come nel giorno della loro ultimazione, comprenderà senz’altro perché un giorno, di questo monumento, si ebbe a dire che «non era murato, ma veramente nato»…
- Autore/i: Willemsen Carl Arnold
- Editore: Adda
- Prezzo: € 14,00
- con una nota di G. B. De Tommasi, traduzione di Leopoldo Bibbò pp. 118, nn. ill. b/n, Bari