Poggiorsini
Cenni Storici
I ritrovamenti archeologici presso i più antichi insediamenti di Grottellini e Castel Garagnone attestano che il territorio di Poggiorsini fu popolato sin dal Paleolitico antico, anche grazie alla presenza di sorgenti d’acqua perenni che ancora scaturiscono nelle sue prossimità come fontana D’Ogna, fontana Latrigna o i torrenti di Capo d’Acqua e di Roviniero.
I primi insediamenti furono favoriti anzitutto dalla strategica posizione, quasi a metà strada tra i centri di Silvium (Gravina in Puglia) e Ad Pinum (Spinazzola), lungo il tracciato degli antichissimi tratturi che prepararono il fondo tanto alla via Appia antica quanto alla cosiddetta via di Cipro (tratturo dei Pezzenti). Un altro dei fattori che favorirono l’insediamento fu anche la presenza di cavità naturali come il complesso sistema rupestre delle Grottellini collocato ad ovest del paese, presso la masseria Salomone, quasi al limite della via Appia, di fronte alla Rocca del Garagnone. Si tratta di un sito archeologico importante e, fino ad oggi, ancora poco studiato, che va messo in relazione con altri siti limitrofi per completare un mosaico archeologico stratificato e di estremo interesse, dal Neolitico al tardo Medioevo. Ma è soprattutto a partire dal IV secolo a.C. che i reperti archeologici rinvenuti attestano una più consistente presenza di insediamenti sparsi lungo la via Appia e al sistema viario ad essa connesso. I 30 km dell’attuale perimetro dell’agro di Poggiorsini delimitano un territorio strategico, un crocevia obbligato ed esclusivo, almeno fino alla costruzione della via Traiana, per tutti coloro che con gli animali o con gli eserciti, attraversavano gli Appennini meridionali per dirigersi verso lo Ionio e l’Adriatico.
Fu una stazione della via Appia antica e del tratturo Melfi-Castellaneta. Nel Medioevo il suo territorio fece parte del feudo di Castel Garagnone e appartenne agli Altavilla di Andria fino al 1190, quando fu tolto al conte Ruggero. Nel 1197 fu donato ai Cavalieri Gerosolimitani di Malta del Priorato di Barletta. Parte delle sue contrade furono dei Cavalieri Templari, di istituzioni ecclesiastiche e di famiglie benestanti di Gravina.
Un documento di epoca normanna, risalente al 1197, riporta il toponimo di Mons Folicatus cui si fa risalire la prima testimonianza scritta che attesta, appunto, l’esistenza di una contrada che risultava a quell’epoca già aggregata al Feudo Garagnone, dato in beneficio da Enrico VI a frate Diligio, priore dell’Ordine dei Gerosolimitani di Barletta. Il toponimo (“fogliame”) indica in modo esplicito l’esistenza di una ricca vegetazione spontanea che copriva le alture e la fossa intorno a Poggiorsini, di “fogliame”, di macchie e arbusti. L’area si prestava ad essere utilizzata soprattutto da pastori che potevano trovare in loco terreni adatti al pascolo per le greggi ma anche un rifugio più lontano e al riparo dalle rappresaglie cui gli insediamenti più popolosi e vicini erano non di rado sottoposti, a causa delle vicende belliche legate alla penetrazione romana e alla lotta tra tarantini, messapi e lucani.
Solo a partire da un documento del 1197 è contemplato anche il toponimo Curtem Templi (Grottellini), un possedimento che appartenne quasi sicuramente ai Templari fino alla soppressione dell’Ordine nel 1308.
La riorganizzazione territoriale imposta dai Normanni determinò la costruzione di vari castelli come il presidio di Monte Serico, sopra il laghetto del Basentello e, nei pressi di Poggiorsini, del Castello di Garagnone, che si erge su una rocca a dominare il traffico lungo la via Appia. Allo stesso periodo si deve ascrivere la leggenda di Fontana d’Ogna, situata nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria di Poggiorsini. Si vuole infatti che la sorgente sia scaturita dallo scavo provocato dall’unghia del cavallo assetato di Orlando, il paladino di Francia, che, a sua volta, in preda alla pazzia, recise con la sua spada una roccia carsica del Costone murgiano.
Nel 1273 i territori comprendenti Monte Folicato, Grottelini e, ad est, Montegrosso risultano inclusi nel feudo e nella università di Gravina. Il toponimo di Monte Folicato viene sostituito da quello di Macchia Vetrana (Macula Veterana), anch’esso in realtà un fitonimo indicante la presenza di macchie e boscaglie selvagge, come attesta il documento, di alcuni secoli successivo, relativo al passaggio di proprietà in favore della famiglia degli Orsini, datato 1609. Prima di questa data il territorio intorno a Poggiorsini, in particolare il Feudo del Garagnone, sarà al centro di continue contese tra feudatari e fra questi e le Università di Gravina o di Altamura (in quanto i cittadini di quest’ultima beneficiavano di usi civici nel territorio del Garagnone). Nel XVI secolo la contrada Macchia Vetrana registra la presenza di varie famiglie proprietarie a cui si aggiungono i frati Agostiniani e Francescani appartenenti ai rispettivi conventi della vicina Gravina e il cui apporto risulta decisivo per la stabilità e la consistenza dell’insediamento, specie dopo l’abbandono del casale del Garagnone.
A partire dal 1609 l’area divenne di proprietà privata degli Orsini, duchi di Gravina. A partire da quegli anni la “Pezza di Macchiavetrana” si connota come un più stabile insediamento col nome di Poggio degli Orsini. La costruzione del casale fu voluta dal duca Michele Antonio Orsini come risulta da un apprezzo del 1686. Gli Orsini operarono d’imperio e contro le consuetudini legate agli usi civici cui erano sottoposte alcune aree e, soprattutto, entrando in conflitto con l’Università di Gravina. Con l’intenzione di trasformare il casale in un embrione di “città” autonoma e tendenzialmente autosufficiente, gli Orsini razionalizzarono a loro modo, con ogni abuso, le attività economiche legate all’agricoltura e alla pastorizia, utilizzando le strutture rurali esistenti nel territorio. Fecero costruire il palazzo ducale (1723-1727) e la chiesa dedicata a Maria Santissima dei Sette Dolori (1726-1727) con annesso cimitero, il molino, il forno, il mattatoio.
Nel 1808, con l’eversione della feudalità, tutto il complesso di Poggiorsini divenne frazione della città di Gravina. Verso la metà del secolo alcune case vengono costruite intorno al vecchio casale. Dal 1907, anno in cui il duca Filippo Bernoaldo Orsini abbandona i suoi possessi ormai venduti all’asta, si inaugura una nuova fase di gestione della borgata. Dopo che il terremoto del 1930 aveva distrutto buona parte degli edifici più antichi della città, nel 1937, si apre ai fedeli la nuova chiesa parrocchiale, nuove costruzioni sorgono con uno sviluppo urbanistico a scacchiera intorno alla piazza del Popolo. Nel secondo dopoguerra, la comunità di Poggiorsini invocò l’autonomia amministrativa dalla città di Gravina, che infine ottenne nel 1957. La prima amministrazione comunale fu eletta nel 1960.
Fonte: Wikipedia
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